La nottola

La nottola di Minerva

Il simbolo della filosofia e l’esoterismo

Alcuni potranno dire che le considerazione qui fatte e raccolte sono del tutto arbitrarie e visionarie, forse deliranti in un certo qual senso, ma tengo a precisare che esse hanno un profondo fondamento, che va anche oltre la semplice storia. Ciò di cui ci avventuriamo a parlare riguarda da vicino lo statuto della Filosofia e il suo simbolo per eccellenza, la Nottola: da questo semplice simbolo va ricostruita la vera funzione della filosofia.

Réne Guénon

Ciò che scrivo non è personale, ma deriva da studi personali: il mio fondamento è la “Tradizione”; cosa essa sia e perché mi riserverò di dirlo in un’ altra occasione.

Ora la parola al maestro Guénon: “Il termine Filosofia esprime propriamente il fatto di amare Sophia , la saggezza, l’aspirazione a questa o la disposizione richiesta per acquisirla.
Questa parola è sempre stata usata per definire una preparazione all’acquisizione della saggezza, e specialmente gli studi che potevano aiutare il Philosophos, o colui che sentiva per essa una qualche propensione, a diventare Sophos, cioè saggio.

“Quindi, poiché il mezzo non può essere scambiato per il fine, l’amore per la saggezza non può costituire la saggezza stessa. E per il fatto che la saggezza è in se stessa identica alla vera conoscenza interiore, si può dire che la conoscenza filosofica non è che una conoscenza superficiale ed esteriore.”

[Renè Guènon – Il demiurgo e altri saggi – capitolo VI – pagg73/74- Edizione Adelphi]

A partire da questo distruttivo passaggio della concezione moderna della filosofia possiamo desumere la spiegazione del simbolo della Nottola e della sua funzione. Ma prima un po’ di Mitologia (anche se spiccia e parafrasata):

“Oppresso dal troppo pensare Zues, chiese a Efesto di porre mano
alla sua scure e menargli un colpo potente alle tempie: dallo spacco nacque la già Adulta e ben armata Atena.”

Il simbolo del rappresentante del potere divino e la sua maestà nella Grecia e non solo (pensiamo anche a Roma Imperiale, all’India, al Sacro Romano Impero), è l’Aquila, simbolo di Zeus stesso, l’unico volatile a poter vedere il Sole in tutta la sua forza e splendore; ora, è risaputo che il Sole è anche il simbolo della Verità, della Luce e della Via al Divino. Ciò che viene partorito dalla mente di Zeus è Atena, detta Glaucopide, ovvero Occhi lampeggianti. Analizziamo il suo simbolo: la Nottola o Civetta (in greco Glaux) è un animale prettamente notturno (quindi  ci avviciniamo ad un simbolismo di tipo lunare, o se preferite più passivo, più “femmineo”), l’unico che riesce a vedere di notte, grazie al riflesso della luce notturna (ossia capace di vedere oltre l’ottenebramento della mente da parte dei sensi corporei): la verità è che vede per un semplice riflesso, che non potrebbe sopportare, se gli si mostrasse in tutta la sua forza, e non vedrà mai il Vero Mondo, quello del Giorno, se non una sua copia fumosa e tenebrosa.

Il discorso fin qui affrontato necessita di un piccolo chiarimento:
la meta finale del filosofo è divenire saggio, ma la saggezza non è per tutti e solo pochi riescono ad approdarvi; come si arrivava alla Saggezza? Gli antichi greci e le antiche civiltà erano tutte dotate, più o meno velatamente, di istituzione iniziatiche. Alcuni esempi sono: i misteri di Eleusi, i misteri Orfici, gli Acusmatici di Pitagora e gli stessi pitagorici, il culto delfico di Apollo e la Pizia, il Tao, i collegia Fabrorum romani, la Kabala ebraica, la casta sacerdotale egizia e quella indiana, i druidi, la stessa accademia di Platone. Esse erano collegate, anche se non sembra per via di fattori esteriori, tra di loro, grazie alla fondamentale unicità del loro insegnamento, che velatamente attraverso i secoli viaggia ancora oggi in alcune opere filosofiche, religiose o poetiche. Il fatto che tutto ciò sia sotto i nostri occhi non deve stupirci: chi studia filosofia antica sa bene che ogni filosofo scinde il suo insegnamento dottrinario in essoterico ed esoterico. Esiste un possibile senso nascosto dei testi e dei Simboli: bisogna imparare e rileggerli per carpirne l’essenza profonda, e anche quando lo facessimo, saremmo ancora lontani anni luce dalla Veritas, ma avremmo comunque recuperato almeno un po’ di ciò che più profondamente ci appartiene .